La convivenza forzata ai tempi del Corona virus
La convivenza forzata entro le mura domestiche, così come imposta dal rispetto delle prescrizioni emergenziali per il contrasto della pandemia denominata Covid-19, protegge sì dalla diffusione del virus ma non dagli abusi e maltrattamenti intrafamiliari. Dai dati raccolti dagli operatori del settore (centri antiviolenza, forze dell’ordine, servizi sociali) tale coabitazione forzata e prolungata ha prodotto la recrudescenza delle condotte di sopraffazione e di violenza domestica, le quali non vengono segnalate per timore di ritorsione da parte del familiare violento.
La Commissione Parlamentare sul femminicidio e su ogni forma di violenza di genere, in data 26 marzo 2020 ha approvato un protocollo contenente la “Misure per rispondere alle problematiche della donna vittima di violenza, dei centri antiviolenza e antitratta nelle situazioni di emergenza epidemiologica da Covid 19”.
Ricordiamo che la normativa nazionale è assolutamente adeguata per fronteggiare le problematiche derivanti dalla violenza familiare, sia nella fase cautelare (allontanamento immediato del soggetto violento) che nella fase del merito (tutela penale e civile, regolazione dei risvolti concreti quali l’affidamento dei figli minori, il mantenimento, l’assegnazione della casa familiare, ecc.). Sono disponibili infatti tutti gli strumenti e gli istituti giuridici che consentono agli operatori del settore di intervenire nel modo più efficace ed urgente, modulando l’azione in ragione delle specificità del caso.
Le Forze dell’ordine, i servizi sociali, i centri antiviolenza e gli avvocati esperti sono in grado di fornire risposte ed interventi solleciti per affrontare e superare la complessa problematica della violenza familiare.