Privilegiamo lo sguardo sulla bilancia, e non sulla spada nelle mani della dea Giustizia
Il 15 marzo 2021 il ministro della Giustizia Marta Cartabia, già Presidente della Corte Costituzionale per il periodo 2019-2020, ha presentato al Senato e alla Camera le sue linee guida sulla giustizia. Ha da subito sottolineato la necessità di superare le posizioni preconcette e gli irrigidimenti di parte che si sono consolidati sul tema in anni di scontri politici.
Per dirla con un’immagine, Cartabia ha evocato una giustizia che “non può più essere soltanto la spada recata in mano dalla dea bendata, privilegiamo lo sguardo sulla bilancia che la stessa dea ha nelle mani e cerchiamo soluzioni bilanciate che trovino un adeguato contemperamento degli interessi e dei punti di vista di tutti”. Con sguardo realistico ha poi affermato che “sarebbe sleale da parte mia presentare programmi inattuabili ben sapendo di non poterli realizzare. Faremo di tutto per affrontare i problemi urgenti e improcrastinabili e quei progetti su cui ci sarà la condivisione del Parlamento”.
Ridurre i tempi della giustizia, liberarsi dell’arretrato civile (con due milioni di processi) e penale (con tre milioni di processi in carico) senza necessariamente modificare i riti processuali ma riorganizzando la macchina giudiziaria ed amministrativa. Al proposito suggerisce il ministro l’istituzione dell’Ufficio per il processo (similmente a quello già presente presso la Corte Costituzionale), l’integrazione del personale di cancelleria con professionalità tecniche (informatici), l’incremento e la diffusione delle buone prassi già in essere presso alcuni tribunali e la formazione con competenze organizzative e gestionali dei magistrati destinati agli incarichi direttivi.
Valorizza il ministro le soluzioni alternative alle controversie giudiziarie (cosiddette ADR- Alternative dispute resolutions) suggerendone l’estensione d’ambito di applicazione e l’incremento degli incentivi processuali, economici e fiscali. Una giustizia “preventiva e consensuale” potrebbe rivelarsi uno strumento indispensabile per prevenire l’ondata di contenzioso che, del tutto verosimilmente, intaserà i tribunali all’indomani dello sblocco dei licenziamenti e degli sfratti post-Covid. Le ADR potrebbero così riguardare la rinegoziazione dei contratti per eccessiva onerosità sopravvenuta, per pagamenti di somme di denaro, per rapporti banca/cliente, per pretese dei cittadini e imprese verso la pubblica amministrazione, ecc.
Prefigura il ministro la sperimentazione di nuove forme di giustizia come quella riparativa, anche citando le esperienze di altri Paesi che Marta Cartabia, da giurista con esperienza internazionale, ben conosce e di cui l’Italia dovrebbe fare tesoro.
E sulla quale cita i dati attuali, 18.900 persone che oggi proficuamente scontano in Italia la pena in esecuzione esterna e 9.000 con lavori di pubblica utilità, invitando ad una riflessione “pensate se tutte queste persone invece fossero in carcere…”. La fase dell’esecuzione della pena, con focus sull’aspetto rieducativo della stessa, costituisce il modo più efficace per prevenire il rischio di recidiva.
Anche sul tema della prescrizione il ministro punta non già a snaturare il provvedimento Buonafede quanto a realizzare in concreto il principio della ragionevole durata dei processi.
La prospettazione del ministro Cartabia nel documento “Linee programmatiche sulla giustizia”, le sue esperienze professionali maturate in Italia ed all’estero ed il suo approccio pacato ed aperto al confronto, lasciano ben sperare in un solerte ed efficace operato per una migliore amministrazione della Giustizia.